
Lui era una persona puntuale, amava l’ordine e lo ricreava senza fatica. Andava a correre nei giorni dispari e, in quelli pari, meditava. Amava i giardini ordinati, il golf e giocare a golf in campi ordinati. Contava i biscotti prima di mangiarli, contava le scale mentre le scendeva e contava i giorni dopo che erano passati. Odiava tutto quello che non poteva essere previsto con esattezza e ciò che gli sfuggiva.
Quando la conobbe tutto vacillò, ma niente cadde davvero. Questa scossa senza crolli lo compiacque a tal punto che si convinse che la loro frequentazione non avrebbe provocato alcun danno.
Lei camminava nei parchi affollati per schiarirsi le idee, amava i vestiti colorati e i suoi capelli fuori posto. Strofinava le mani sui pantaloni se, dopo averle lavate, non trovava l’asciugamano, e non aveva idea di come si giocasse a golf.
Disprezzava le cose troppo semplici: gli indovinelli troppo semplici, i film troppo semplici, le spiegazioni troppo semplici. Questo le assicurava un posto fisso sul precipizio della sua maledizione più grande; l’amore incondizionato che provava per le cose troppo complicate.
La loro relazione si fondava sul solido legame che esisteva tra la capacità di Lei di sapersi cacciare nei guai e la fortuna di Lui nel saperli risolvere. Nessuna conoscenza approfondita o grandi esperienze condivise, semplicemente l’incontro di capacità e risorse.
Mentre Lei, dopo averlo visto per a prima volta, pensò che non aveva mai immaginato che i capelli potessero stare tanto immobili, Lui pensò solamente che non aveva mai visto niente di più confuso. Mentre Lei gli passò accanto inciampando, Lui le passò accanto porgendole il braccio, sapendo già che sarebbe inciampata.
L’uno viveva senza pericolo di noia, l’altro l’attirava come una calamita. L’uno vagava dimenticando, l’altro seguiva una strada ben tracciata, che gli impediva di scordare ogni cosa.
Dopo anni dal loro primo incontro Lei si asciugava ancora le mani sui pantaloni, a meno che non fosse lui a portarle in tempo l’asciugamano. Lui invece contava ancora i gradini, a meno che non stesse ascoltando lei parlare di qualcosa che l’aveva particolarmente affascinata.
Niente cambiò niente. Lui non cambiò Lei e Lei non cambiò Lui. Fino a che, ad un tratto, tutto cambiò, il loro equilibrio si ruppe e la loro collisione iniziò a generare crolli. E allora, come nei migliori epiloghi, come due persone che prendono la migliore delle scelte, si separarono.
Ad oggi, spesso si riconoscono ancora l’uno nell’altro. Lui si riconosce in Lei quando si sveglia con i capelli fuori posto. E Lei in Lui quando, sovrappensiero, si ritrova a contare le scale. Lui ogni tanto si azzarda ad andare a correre nei giorni pari e Lei ogni tanto si concede alla semplicità.
Perché alla fine niente cambiò. Ma, dopo che si conobbero, niente fu più come prima.
Sempre romanticamente vostra,
Caterina