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Non aspettatevi niente

La Sfortuna

Se c’è una cosa che mi rimane da sempre addosso, è la sfortuna. Niente si è mai attaccato a me con tanta forza e convinzione. Niente ha mai espresso così tanto intensamente il desiderio della mia compagnia.

Non parlo della sfortuna legata alla coincidenza, al caso, ma di quella più simile all’accanimento. Parlo di quella certezza che ti consente di fare pace con il pensiero che, si, sicuramente andrà male anche questa volta.

Se indosso un maglione nuovo è sicuro che si rovinerà, restando impigliato in qualche zip. Se ha le maniche large, resterà agganciato ad una maniglia, e se è bianco, farà conoscenza con il sugo. Se ho un appuntamento importante, c’è anche lo sciopero dei mezzi. Se si rompe la lavastoviglie, si rompe anche il frigo. Se il cane va all’ospedale, ci va anche la nonna, e se ho 19 anni, ho anche una malattia infettiva che costringe l’intero pianeta all’isolamento sociale.

Tutto così puntuale nella casualità che, ormai, a questa casualità non credo più.

Puntuale come una donna svizzera, la sfiga trova sempre il modo di attaccarsi a me. E se la fortuna è bendata, credo proprio che la sfortuna invece ci veda fin troppo bene. La immagino come una donna anziana magrissima, con il viso pieno di rughe, con le unghie lunghe e arcuate. Con i capelli bianchi raccolti in uno chignon ordinato, una lunga vestaglia nera e rossa, intenta a scrutare la vita delle persone attraverso degli occhiali dalla montatura finissima, legati con un cordino dorato.

Sta nella sua casa cupa, tra libri pieni di nomi e tende di velluto. E quando niente la intrattiene, prende uno di quei libri, scorre il dito tra i nomi, come una maestra severa, e appena trova il mio fa un ghigno di soddisfazione, abbassa gli occhiali lasciandoli ciondolare sul petto ossuto e, in preda ad una sorta di euforia, per avermi trovata anche oggi, si prepara un tè nero mentre pensa a quale bizzarra coincidenza potrebbe escogitare per fregarmi.

Oggi perderà il treno, oggi cadrà dalle scale, oggi i capelli le staranno malissimo, oggi le verrà dolore alla schiena, proprio oggi che deve stare fuori casa tutto il giorno farò piovere e, già che ci siamo, la bella camicia che voleva mettersi la facciamo trovare macchiata. E così via, fino a che la fantasia non la ferma.

La sfortuna è piena di fantasia, è tutta la vita che la allena. Da sola in quella casa buia, in effetti, non c’è tanto da fare e la noia è una bestia peggiore della sfortuna.

Se fosse davvero così, sarei quasi felice di essere la sua prediletta, di essere un suo intrattenimento, di farla divertire, sentire soddisfatta e meno sola. La pupilla della sfortuna, la preferita finalmente di qualcuno. Che grandissimo onore.

Sempre sfortunatamente vostra,

Caterina