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Traffico

Non aspettatevi niente

Che si voglia o meno


Oggi mi sento arrabbiata come non mi sentivo da giorni.

La mia rabbia trova abitualmente posto tra la gola e lo sterno e si diffonde da lì incontrollata nel resto del corpo. Le mani fremono, i pugni si stringono, la testa si annebbia e le spalle si allargano. Ogni provocazione è incendio, ogni fastidio è uno scontro, ogni sguardo una sfida.

La sensazione è però quella di tornare nella vecchia e accogliente casa d’infanzia. Come ritornare in un posto che tanto odi, quanto invece ti appartiene profondamente. Come quando si ritorna in città dopo una vacanza. Quel misto di sensazioni che vacillano tra malinconia e rassicurazione.

Ogni volta che apro bocca per esprimere un fastidio mi viene da sorridere mentre penso: “Eccomi, sono tornata”. Ogni frase cinica e sprezzante mi dà forza, e, allo stesso tempo, una strana sensazione di disgusto.

Una parte di me è contenta di essere qua oggi. Di stare in questa rabbia, di essere finalmente a casa. L’altra, invece, si rammarica per essere tornata in questo spazio così presto. Si dispiace per non essere riuscita a restare lontana, per qualche giorno in più, per qualche altro minuto, per qualche altro secondo.

Così, dopo l’iniziale soddisfazione, mi pento di aver lasciato indietro una parte di me che mi hanno insegnato a preferire. Quella parte di me soddisfatta e calma, la me serena e silenziosa. Una me che sembrava più accettabile, più bella, più amata. Come se la mia rabbia non fosse una parte di me, come non si meritasse rispetto, o come se semplicemente non andasse bene.

Ma io oggi non ho né la voglia né la forza di fingermi qualcun’altra. Io oggi non voglio essere qualcosa che non sento. Perché la verità, che si voglia o meno, è che la mia rabbia mi era mancata.

Sempre irascibilmente vostra,

Caterina