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Non aspettatevi niente

Il rientro dalle vacanze

Settembre pare scandire a martellate la fine di qualcosa che aspettavamo da tempo. Sembra definire, a suon di clacson, quello che abbiamo aspettato, vissuto e perso, con un velo di malinconia.

Tutti si affrettano a iniziare qualcosa: la palestra, la dieta, il lavoro, la sistemazione dell’armadio, dei documenti, delle cose stupide che abbiamo comprato nei mesi scorsi. Per poi renderci conto che, no, non ci serviva l’ennesima tazza, il frigorifero non ha più spazio per le calamite e a nonno proprio non frega niente di vedere le tue foto.

Ci si attiva immediatamente, spesso dopo non essersi riposati affatto. Si finge di essere appena tornati nel caos cittadino dopo il relax vacanziero, quando in realtà tutti sappiamo che le valigie pesano troppo, il caldo fa schifo, le vacanze degli altri sembrano sempre più verdi (?) e quelle scarpe da ginnastica, comprate a sconto a giugno per poter camminare in vacanza, fanno cagare (quest’ultima parola è stata giudicata troppo forte dal mio editore ma comunque mi sembrava più evocativa di altre. Mi scuso).

Non so bene dove credete di tornare tutti. La Casa ci spaventa davvero così tanto? O sono le cose che le ruotano attorno a farci venire i brividi?

Io ho elaborato nel corso degli anni una bella teoria, una tattica, che ora, senza che venga richiesto, mi appresto ad introdurvi.

Il trucco, per non soffrire il rientro dalle vacanze, sta nel non lasciare mai Casa fino in fondo.

Andiamo pure al mare, ma a massimo due ore di macchina da Casa, in modo che la sua eco possa arrivare chiara fino al fine settimana successivo. Andiamo pure in montagna, ma portandoci dietro il PC, così da rispondere comunque all’email del collega che ha preso le ferie nelle settimane opposte alle nostre. Andiamo pure a fare un bel viaggio in una capitale europea, ma al caldo, per ricordarci sempre che “anche a Casa faceva questo caldo”.

Così niente sembrerà davvero lasciato indietro, Casa sarà comunque con noi e nessun rientro potrà mai spaventarci.

Quello che, a questo punto, arriverà a farci davvero paura, sarà un pensiero che in me è nato da tempo, un pensiero che riguarda un certo piacere, una certa soddisfazione, nel passare l’estate in città, a Casa.

In questo modo le valigie non esistono: al massimo dovrai spostare i vestiti dalla sedia al letto e viceversa, a seconda dell’ora della giornata. Nessuna email ti farà paura, anzi ti terranno compagnia, e potrai immaginare di intrattenere una relazione epistolare con un misterioso individuo che, per non essere scoperto, usa frasi in codice come: “Hai mandato il piano a Gianluca” o “Se non la smetti di rispondermi a culo ti licenzio”.

Le città sono deserte, attraversabili in pochi minuti e, i più fantasiosi tra noi, potrebbero immaginare di trovarsi in una situazione post-apocalittica. In cui solo in pochi sono sopravvissuti a una feroce catastrofe naturale e si sono rintanati in casa, a mandare mail ad amici defunti per sfuggire alla noia.

Passando l’estate a Casa, non c’è meteo che può farti pentire della meta scelta o di non aver messo in valigia (oltre a quelle stupide scarpe da ginnastica nuove) le scarpe invernali.

Ecco la mia soluzione: per non soffrire il rientro, basta non partire.

Rendere la Casa la nostra forza di gravità leverà forza alla gravità del rientro.

(PS l’ultima frase è un mio slancio poetico ma ve la cedo gratuitamente per tatuaggi, post Instagram e bigliettini d’auguri)

Sempre gravemente vostra,

Caterina