
In città il buio non esiste, non è concesso.
Appena il sole cala si accendono fari e lampioni per evitare che il buio tocchi l’asfalto. La sera le case si illuminano, le insegne brillano e guidano i pedoni lungo i marciapiedi. I semafori continuano per tutta la notte ad indicare il momento della partenza a macchine invisibili. Nelle camere dei bambini e dei fifoni le luci da notte continuano a mostrare il viso dei dormienti. E mentre il mondo, con fatica, costruisce il buio, le città rispondono cercando di porvi rimedio.
Io del buio, a volte, ne ho bisogno. Spesso, non trovandolo per le strade della mia città, mi costringo e a rifugiarmi in casa, alcune volte in camera, altre a letto.
Ci sono periodi e situazioni in cui nel buio mi ritrovo, altri dove ne sento il fastidio e allora, come fanno le città, accendo tutte le luci a mia disposizione. Ricordo che da piccola, la notte, per raggiungere il bagno, accendevo tutte le luci lungo il mio tragitto. Per essere sicura che il pavimento venisse raggiunto prima dalla luce e solo dopo dal mio piede, e che mai la luce lasciasse la stanza prima di me.
Oggi invece sempre più spesso la notte vago senza luce, alla ricerca di oggetti e stanze che so esistere anche senza che vengano viste. Scoprendo, sorprendentemente, quello che io so bene da tempo: che anche se le cose non si vedono, ci sono, che la cecità del buio non le fa sparire.
Nonostante io sia sempre un traffico di cose, di idee, di parole, di pensieri e di persone, e questo potrebbe far pensare ad un continuo fremito e una costante luce, mi piacerebbe molto essere una città sempre luminosa, ma non lo sono. Io non sono una città con luce costante, e soprattutto non sono la vostra città, non ospito voi. Io sono la mia città e non ospito nessuno se non me stessa, così come voi siete i vostri ospiti.
Io, nella mia città, ho spesso bisogno di spengere i lampioni e i fari. Ho bisogno di chiedere a tutti gli abitanti una tregua. Così, a volte, faccio un patto con i miei inquilini e insieme decidiamo quando chiudere i negozi e le scuole, quando disattivare semafori e insegne. Stabiliamo che ci debba essere l’impegnino di tutti a spegnere le luci delle case e delle strade, che ci debba essere buio, e che di esso ci si debba fidare.
Nella mia città, per circostanze ignote, le luci si sono spente il 26 gennaio, e si riaccendono oggi. E con l’imbarazzo di chi, senza avvisare, è sparito e, senza avvisare, ritorna, oggi vi riaccolgo. Bentornati in città.
Sempre brillantemente vostra,
Caterina